Il prossimo 8 marzo sarà presentata alla Commissione lavoro della Camera dei deputati la proposta di testo avente ad oggetto la riforma dei voucher che sembra apportare davvero numerose novità.
Sembra che il ricorso al lavoro accessorio sarà profondamente limitato, dal momento che i voucher potranno essere utilizzati soltanto dai privati (in prevalenza dalle famiglie) e saranno caratterizzati da “occasionalità”. Si discute sulla possibilità di utilizzo dei buoni da parte delle aziende, in particolare in quelle prive di dipendenti, o per quelle appartenenti ad alcuni settori, come quello turistico, in cui lo strumento del voucher è attualmente molto diffuso. Nel settore agricolo, invece, sono previste alcune deroghe, soprattutto per i periodi di vendemmia o per le raccolte stagionali.
In riferimento ai limiti economici (attualmente pari a 7mila euro) c’è una parte della maggioranza che punterebbe ad un ritorno alla normativa anteriore all’entrata in vigore del Jobs Act, prevedendo un tetto massimo di 5mila euro.
I tecnici di Palazzo Chigi e il Ministero del lavoro sono ancora al lavoro per definire gli ultimi dettagli tecnici in attesa della presentazione del testo definitivo che potrebbe superare il referendum avente ad oggetto l’eliminazione della disciplina del lavoro accessorio (al momento, non è stata ancora fissata la data per la consultazione popolare).
Sembra, dunque, che la decisione di limitare il ricorso ai voucher solo ai privati sia stata condivisa, più problematica è, invece, la limitazione per le aziende e per le eventuali deroghe per il settore agricolo.
Una soluzione auspicata potrebbe anche essere quella di rendere meno rigido il contratto intermittente rendendo, così, davvero “occasionale” il ricorso ai voucher, la cui normativa è stata già recentemente limitata, prima con il divieto di utilizzo degli stessi negli appalti di opere e servizi, e successivamente con il decreto legislativo n. 185/2016, con il quale è stata introdotta la piena tracciabilità dei voucher.
Infatti, è stato introdotto l’obbligo per l’imprenditore che intenda usufruire di una prestazione di lavoro accessorio di inviare una preventiva comunicazione, almeno 60 minuti prima l’inizio dell’attività, alla sede competente dell’Ispettorato Nazionale del lavoro e, in caso di inadempimento, è prevista una sanzione il cui importo oscilla tra i 400 e i 2.400 euro per ogni violazione commessa.
Dai dati dell’Inps emerge che l’intervento sta funzionando, dal momento che, negli ultimi mesi, è stato registrato un incremento dell’uso dei buoni del 3,9% e un numero più basso di sanzioni applicate (sono state applicate “soltanto” 284 sanzioni).